Angoulême 1832, primavera. Nonostante qualche burrasca, Louis-Philippe regna, i ricchi sono ricchi, i poveri sono poveri, e i borghesi sono contenti.... Nicolas Lomont, che ora ricorda, aveva all'epoca trent'anni ed era un tranquillo notaio di provincia, attorniato di "personaggi gentili, insignificanti e avvizziti, per i quali il futuri si traduce nella morte e non nell'avvenire". Fino all'arrivo nel paesino della bella vedova Flora, figlia di emigrati di antica nobiltà ed ereditaria del castello di Margelasse. Nicolas se ne innamora subito perdutamente. Il caso vuole però che la sensuale e inaccessibile contessa si invaghisca di Gildas Caussinade, mezzadro con la passione per la poesia, e contro ogni convenzione decida di rendere manifesto il loro legame, accogliendo il giovane in casa. Un duro colpo per il mite Lomont, combattuto tra l'astio dell'innamorato respinto, l'invidia mista ad ammirazione per il rivale e il senso di colpa della persona perbene. L'intreccio si complica ulteriormente con l'entrata in scena della conturbante cameriera Marthe, crudele oggetto del desiderio di tutti gli uomini di Angoulême.